ALFIERI, Vittorio
Tragedie di Vittorio Alfieri da Asti. Seconda edizione, riveduta dall'autore, e accresciuta.
Paris, Didot Maggiore, e si trova presso Gio.Cl. Molini, librajo, 1788-89,
6 vol in-8 (mm 220x155). CXX, 279 (1); (7), 383 (1); (7), 419 (1); (9), 441 (1), 259 erroneamente segnata 559; (11), 425 (1); (6), 272, (2). Sei volumi in legatura coeva in piena pelle bazzana alle armi della famiglia Turinetti di Priero. Al centro dei piatti lo stemma coronato retto da due leoni controrampanti, con il motto "non degenero". Malaguzzi n.7 lo identifica con certezza con le armi di Ercole III Turinetti di Priero (1717-81). Il presente stemma è il più elaborato ed elegante tra quelli usati nelle legature della nobile famiglia. Di gran lunga la più vasta tra le biblioteche private piemontesi del Settecento,"nobile famiglia chierese le cui fortune, legate alla finanza, raggiunsero il loro apogeo nel XVIII secolo per ridursi progressivamente sino alle confische legate ai moti del 1821. Di loro biblioteche ho trovato notizie di varia natura per il periodo che va dal 1781 al 1806… Nello stato sabaudo non fu così comune come in Francia l'uso con legature con l'arma del proprietario …" (Cfr. F. Malaguzzi, Biblioteche storiche disperse, p. 37-52; e Alla mezza aquila bicipite d'argento, interamente dedicato alla biblioteca Turinetti). Alfieri visse un insano amore servile proprio per la Marchesa Gabriella Turinetti («di non troppo buon nome nel mondo galante ed anche attempatetta») che peraltro fu la musa ispiratrice della tragedia Antonio e Cleopatra.
Seconda e definitiva edizione in parte originale - dopo quella “sudicissimamente stampata” (come scrisse nella Vita) a Siena nel 1783. Compaiono qui per la prima volta: Maria Stuarda, La congiura de' Pazzi, Don Garzia, Saul, Agide, Sofonisba, Bruto I, Mirra, Bruto II .
Esemplare completo del ritratto inciso da Raffaello Morghen e del "Volume di scarto", in realtà stampato per primo nel 1787, che contiene il testo delle tragedie Filippo, Polinice e Antigone, la cui prima revisione aveva deluso l'incontentabile Alfieri, che ne pretese una ristampa datata 1788.
Il ritratto del poeta, inserito in alcuni esemplari, non appartiene a questa edizione: fu inciso d'après un ritratto di Fabre posteriore al 1793 (né è infatti citato nella"Regola per i legatori") e fu aggiunto per iniziativa di alcuni possessori dei volumi. Questa magnifica edizione fu tirata in 625 esemplari dal principe dei tipografi parigini del tempo, François Ambroise Didot.L'Alfieri ne seguì personalmente la stampa per più di due anni, correggendo le bozze, e sollecitando il lavoro dei tipografi, distratti dai primi aneliti della Rivoluzione Francese. Alfieri dovette richiedere un prestito alla madre e poi una sottoscrizione a vari amici in Italia e nelle capitali europee, ma alla sua morte molte copie giacevano ancora a Firenze, presso la sua compagna, la Duchessa d'Albany. Il "volume di scarto" è spesso mancante perchè molti acquirenti non si curarono di farlo rilegare, considerandolo un doppione del primo. Edizione assai lodata dai bibliografi, considerata "splendido campione della migliore editoria europea sul finire del Settecento".
Leggere usuali fioriture, bruniture dovute alla qualità della carta ma esemplare nel complesso è da considerarsi ben conservato (mancanza all'angolo inf. di p. 143, firma d'epoca Priéero ai frontespizi), restauri alle cuffie, qualche lieve spellatura.
Gamba, 2527:"va tenuta la presente in singolare pregio, essendo stata assistita dall'Autore medesimo".Brunet, I, 176 :"Cette belle edition ... n'est pas commune, et elle a été jadis fort recherchée".Poggiali, II, 96 :"La presente edizione è assai pregevole sia per la sua particolare bellezza, come per essere stata assistita di correzione, e illustrata dell'Autore con la giunta di nuove Tragedie, e del di lui parere ... sull'arte difficilissima di scrivere tragedie ...";Bustico, pagg. 4 - 6 :"Di questa bella edizione parla l'Alfieri stesso nella sua Vita (cap. XVII) e di essa si compiaceva."Fava, Mostra storica Astese- Alfieriana n. 3. Malaguzzi, Alla mezz'aquila bicipite d'argento, fig.7 e Biblioteche storiche disperse, p. 37-52.