ANTICHITA, ' DI ERCOLANO ESPOSTE (LE).
Pitture, Bronzi, Lucerne e Candelabri, Catalogo degli antichi monumenti...
Napoli, Regia Stamperia, 1757-1792,
7 volumi in-folio grande (mm 480x360), eccezionali legature dell'epoca alle grandi armi araldiche dei Turinetti di Priero in ovali al centro dei piatti: cinque volumi sono in pieno marocchino rosso, mentre due in vitello biondo. Tutti sono arricchiti da una raffinata larga bordura a fiori e frutti in oro ai piatti, mentre i dorsi a 8 scomparti riportano il titolo e decorazioni floreali ai piccoli ferri, con. Lo stemma coronato è retto da due leoni controrampanti, con il motto "non degenero". Malaguzzi n.7 lo identifica con certezza con le armi di Ercole III Turinetti di Priero (1717-81). (restauri alle cuffie, qualche lieve spellatura)
Di gran lunga la più importante tra le biblioteche piemontesi del Settecento fu quella dei Turinetti di Priero "nobile famiglia chierese le cui fortune, legate alla finanza, raggiunsero il loro apogeo nel XVIII secolo per ridursi progressivamente sino alle confische legate ai moti del 1821. Di loro biblioteche ho trovato notizie di varia natura per il periodo che va dal 1781 al 1806… Nello stato sabaudo non fu così comune come in Francia l'uso con legature con l'arma del proprietario …" (F. Malaguzzi, Biblioteche storiche disperse, p. 37-52; e Alla mezza aquila bicipite d'argento, interamente dedicato alla biblioteca Turinetti).
Questi sette poderosi volumi sono adorni di 6 ritratti di Carlo III, una carta del Golfo di Napoli a doppia pag., oltre 500 tavole, circa 500 iniziali incise e 700 testate e finalini.
- I) 1757: occhietto, frontespizio con vignett9, 50 tavv. incise in rame nel testo, (7) di indici, (1) bianca.
- II) 1760: occhietto, frontespizio con vignetta a, (l'antiporta con ritratto di Carlo III in ovale pp. (2), 1 tavola f.t. a doppia pagina del Golfo di Napoli, pp. 27, antiporta con ritratto di Carlo III come al primo vol., pp. (4) di dedicatoria al medesimo Carlo III di Borbone, (5) di prefazione, (1), 339 comprensive di 60 tavole incise in rame, (10) di indici.
III) 1762:occhietto, frontespizio e antiporta come al primo e al secondo volume, pp. XVII di dedicatoria e prefazione, 329 di cui 60 tavole, (12) di indice.
- IV) 1765: occhietto, frontespizio e antiporta come ai primi 3 voll., pp. X di dedica e prefazione, 368 di cui 79 tavole, (12) di indice.
- V) 1779: occhietto, frontespizio e antiporta come ai primi 4 voll., pp. X di dedica e prefazione, 407 di cui 84 tavole e gli indici, inclusi nella numerazione. Questo è il quinto ed ultimo volume dedicato alle pitture, in realtà il VII dell'opera.
- VI) 1767: occhietto, frontespizio e antiporta come ai precedenti voll., pp XLV con 5 tavole incise in rame n.t., 280 con 79 tavole, (10) di indici; pp. 35 di Modello di una nave a 3 ordini di remi, con 3 tavole in rame n.t., due delle quali ripiegate, (2) di indici. Questo è il primo dei due volumi dedicati ai bronzi.
VII) 1771:occhietto, frontespizio, pp. XI di cui 2 tavole in rame, 423 di cui 99 tavole, (14) di indici. Questo è il secondo ed ultimo volume dedicato ai bronzi, in realtà il VI dell'opera.
I sette volumi appartenuti ai Turinetti di Priero furono preceduti dalla pubblicazione di un volume di catalogo delle scoperte non illustrato (nel 1755) e seguiti da uno dedicato a lucerne e candelabri, uscito addirittura nel 1792; entrambi non figurano in questo set eseguito per la biblioteca piemontese. Da notare che la stragrande maggioranza dei volumi di questa poderosa biblioteca privata erano di formato ridotto: dal –sedicesimo al –quarto: Malaguzzi (in Bibl.St.Scomparse, p. 37-49, analizza un elenco di ben 4845 volumi facenti parte dell'eredità di Giovanni Antonio. Di questi, che comunque rappresentano un sostanzioso campione di quella che poteva essere la costituzione della biblioteca, soltanto 171 volumi sono descritti in-folio, di cui 97 “ligati alla capucina” fanno parte della Descrizione delle Arti e Mestieri.
Sono quindi da considerarsi molto rari i volumi in-folio rilegati per i pur agiatissimi Turinetti di Priero.
Sebbene i volumi non fossero posti in vendita ma concessi in omaggio alle persone gradite alla Corte Napoletana, la Reale Stamperia con quest'opera, alla quale lavorò per oltre 40 anni, diffuse nel mondo della cultura notizia della ricchezza archeologica del sito di Ercolano. Monumento tipografico impresso su carta forte, di eccezionale bellezza ed in superba rilegatura.
Rosaria Ciardiello, L'archeologia dei Borbone nella cultura europea : “Il corpo accademico si riuniva con scadenza bisettimanale almeno fino al 1760 … si rivelò evidente quanto fosse complessa la formula collegiale e la stesura dei testi fu affidata al segretario Carcani, che, praticamente da solo, proseguì il lavoro pubblicando dal III al VII tomo. Egli inizio anche l'VIII che fu poi completato dall'abate Basso Bassi… Il piano dell'opera era colossale, prevedendo ben 40 volumi, ma non si andò verso l'ottavo … La pubblicazione di sontuosità regale comportò spese notevoli … I rinvenimenti di Ercolano e Pompei nonché la pubblicazione dei papiri e dei volumi delle Antichità concorsero nella seconda metà del Settecento e spingere fino a Napoli il Grand Tour. Ciascuno dei visitatori, con la propria sensibilità, riportò le impressioni delle grandi scoperte borboniche contribuendo a diffondere il cosiddetto “gusto ercolanese”.
Al disegno ed all'incisione dei fogli parteciparono oltre 20 noti artisti del tempo, particolarmente di scuola napoletana, quali Rocco Pozzi, Elia Morghen, C.Paderni, Lor. Biondo, F.La Vega, G.Aloja, P.Gaultieri, N.Vanni, P.Campana, L.Vanvitelli, F.Cepparelli, M.Gorello, C.Nolli. Tra 1748 ed il 1749 il re Carlo di Borbone aveva istituto a Portici una scuola d'incisione in rame, chiamando artisti italiani e stranieri a preparare le tavole (le cui matrici si conservano al Museo Archeologico Nazionale) per le opere commissionate alla Stamperia Reale; e lo stesso sovrano, nel 1755, aveva istituito l'Accademia Ercolanese, composta da quindici membri, per curare la pubblicazione e l'illustrazione dei risultati degli scavi. La grandiosa iniziativa editoriale delle Antichità di Ercolano costituì un evento di singolare rilievo nel secolo e nella storia della letteratura archeologica, rendendo pubblico per la prima volta in dettaglio il ricco patrimonio artistico e documentario rinvenuto nel corso degli scavi. In parte in parte già descritti nel 1755 dal parmense Ottavio Antonio Baiardi, ebbero con questa sontuosa opera una diffusione eccezionale.
[Raccolta completata da:] BAYARDI, Ottavio Antonio. Dellle antichità di Ercolano o sia delle lucerne , delle lanterne, e de' candelabri. Napoli, Regia Stamperia, 1792. ( 510x395) pp.XLIII, 1-346 e 93 tavole incise in rame. il tomo ottavo è legato in mezza pelle moderna e angoli, dorso muto.
(KISSNER Sale, 199). BLACKMER 678. CICOGNARA 2645. EBERT 711. BERLIN KAT. 3947. Cfr. catalogo CIVILTÀ DEL '700 A NAPOLI.