DANTE,

Canzoni di Dante. Madrigali del detto. Madrigali di m. Cino & di m. Girardo Nouello

(Impresso in Milano, per Augustino da Vimercato, ad instantia de M. Io. Iaco. e fratelli di Legnano, 1518 a di II de setember)

in-8 (130x90 mm) ff. 48, raffinata legatura d'amatore di fine XIX secolo in zigrino verde, cornici dorate ai piatti, titolo, note tipografiche e fregi al dorso in pelle verde dentelle dorata interna. Al frontespizio bella xilografia raffiguranteCristo e la Samaritana al pozzo, al di sotto della quale figura il titolo in grandi caratteri semigotici.

Edizione in parte originale di alcune Canzoni di Dante e di qualche verso di suoi contemporanei, come Cino da Pistoia, Girardo Novello da Polenta , Girardo da Castel Fiorentino, Betrico da Reggio, Ruccio Piacente da Siena. Era destinata al grande pubblico del volgare, per formato, impaginazione, carattere e si proponeva in alternativa al modello petrarchesco, consentendo così di riconsiderare la grandezza del Canzoniere dantesco, spesso messo in ombra dalla Commedia. L'editore volle iniziare con “Così nel mio parlar…” l'ultima canzone delle Rime Petrose. Seguono le tre apparse nel Convivio: “Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete” “Amor che ne la mente mi ragiona” (già intonata da Casella nel Canto II del Purgatorio e quindi già pubblicata già dal 1472 e “Le dolci rime d'amor ch'i' solìa”. Al f. c1 r. inizia invece “Donne ch'avete intelletto d'amore”. Molti di questi versi videro la luce in versioni molto scorrette nelle 9 pagine finali della Commedia di Venezia, 1491. Sette sono le edizioni fondamentali per la ricostruzione dell'opera poetica volgare di Dante, al di fuori del suo capolavoro: il Convivio uscito nel 1490, la già citata Commedia del 1491, le due poco note antologie, che per prime configurano un corpus di Rime a sé stante, uscite nel 1518 (Venezia, Guglielmo da Fontaneto e la presente di Milano), la Giuntina di Rime del 1527, ristampata nel 1532 e la Vita Nova, per la quale si dovette attendere sino al 1576. Le due di Canzoni e Madrigali pubblicate nel 1518 indicano già dal titolo come non fosse possibile all'epoca proporre ai lettori un'opera unitaria, ma sono le prime che propongano Dante come poeta lirico che poteva ben essere diffuso a fianco dei versi immortali della Commedia, un poeta “innamorato”, che scrive poesie che possono essere imparate a memoria e lette separatamente, fruite con immediatezza. Tra i manoscritti più consultati per questa versione assai corretta è il Codice Mezzabarba (ora Codice Marciano IX it.191) riunito nei primi anni del secolo da Antonio Isidoro Mezzabarba, mediocre rimatore veneziano.

La pur notissima Giuntina del 1527 deve molto a questo libello del 1518, una raccolta destinata al grande pubblico del volgare. Esemplare assai bello di edizione introvabile sul mercato e di estrema rarità anche in raccolte pubbliche. Soli sei esemplari sono censiti in biblioteche italiane, un numero veramente esiguo, trattandosi di un'edizione dantesca.

Kristeller 126. Sander 2336; Mambelli 993: “Di questa edizione, ormai introvabile, si conserva un bello esemplare nella Cornell University Library di Ithaca” . Edit-16 CNCE1153. Barbi, Studi sul Canzoniere di Dante, con nuove indagini sulle raccolte manoscritte e a stampa di antiche rime (1915). Banella, Come attualizzare un classico: le forme del ‘canzoniere di Dante(2021). Nottola, Studi sul Canzoniere di Cino da Pistoia (1893) p. 6: "In questo antico e raro libretto trovansi attribuite a Cino quattro rime".

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