VALLE D’AOSTA - MEUTA, P. - RIVA, J.

La Vallée d'Aoste monumentale: photographiée et annotée historiquement par Meuta et Riva.

Ivrée, Typographie Garda, 1869,

album in-8 (mm 140 x 208), pp. 71, (3), legatura dell'epoca in raffinata tela marrone con titolo in oro su due linee arcuate al piatto anteriore (piccolo restauro alla cuffia superiore), decorazione fogliacea impressa a secco.

L'album si compone di occhietto, titolo, 5 pagine di Notions préliminaires, 2 pagine di indice in fine, 31 tavole in cartoncino con applicate 30 fotografie originali ed una carta topografica.

29 fotografie misurano 8x12 cm mentre la panoramica di Aosta con angoli arrotondati misura 10,5x16,5 cm. Le vedute sono di Pont-St.Martin, Donnaz, Bard, Arnad, Verrez, Mont-Jovet, Chatillon, Ussel, Chambave, Fénis, Nus, Quart, La-Salle, Avise, Liverogne, Chateau de Montmajeur, Arvier, Villeneuve, St.Pierre, Aymavilles, Aqueduc de Pont d'Ael; seguono 8 particolari di Aosta e la veduta generale della città.

Straordinaria pubblicazione, di grande importanza per la precisione documentale che le fotografie forniscono, rispetto ad esempio alle fantasiose incisioni su acciaio o legno dell'Aubert, pubblicate soltanto 9 anni prima.

E' la prima serie fotografica della Val d'Aosta, eccezionalmente precoce per la nuova tecnica e trattandosi di una valle all'epoca chiusa e non turistica. E' praticamente contemporanea al primo album fotografico di Torino, “Turin ancien et moderne”, pubblicato a intorno al 1867 dal francese Le Lieure. La Vallée d'Aoste monumentale, stampato in un limitatissimo numero di copie, è di eccezionale rarità, nello scorso secolo è apparso sul mercato in pochissime occasioni, è conservato alla Biblioteca d'Aosta e censito anche presso la Biblioteca Angelo Mai di Bergamo e la Biblioteca romana e emeroteca di Roma.

Il testo preliminare di Meuta e Riva sottolinea il loro intento – per la prima volta nella storia della Valle – non pittoresco ma strettamente documentario, che inizia così: “Lorsque, il y a quelques années, nous parcourûmes la Vallée d'Aoste, en simple tourists, nous la trouvames sì imposante par ses restes d'antiquité, que nous resolûmes d'y retourner pour en rapporter quelques souvenirs, reproduisant par la photographie la pluspart de ses Monuments” e dopo un breve testo storico, termina con “la reproduction des principaux Monuments anciens, unique but de cet Album”.

Pochissime notizie si hanno dei due fotografi Meuta e Riva: Miraglia, Culture fotografiche e società a Torino, a p. 399: “La ditta di Strambino si presenta all'Esposizione di Milano del 1894 con un esposimetro foggiato su quello del Watkins di Londra” e a p. 44 accenna al presente album: “L'indagine dedicata alla Valle d'Aosta dal volume La Vallée d'Aoste monumentale photographiée, così prossimo all'acceso referenzialismo descrittivo delle incisioni di E.Aubert del 1860, coniuga varie istanze parallele: l'amore per le montagne, la passione – auspice Quintino Sella – per l'alpinismo, il brivido per il sublime e l'orrido di un Giuseppe Giacosa", e ancora ‘l'invenzione di un Piemonte che si stava promuovendo a nazionalmente egemone, e che, nella Valle d'Aosta, scopriva, quasi a riequilibrare la dilatazione delle frontiere, le proprie radici e la propria identità di fondo' (quest'ultima citazione di Edoardo Sanguineti in La Valle d'Aosta: immagini del XIX secolo dagli archivi Alinari, 1985). La conservazione interna è buona, le fotografie fresche e nitide, qualche fioritura nei margini dei fogli di testo.

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