Un bibliofilo di grande Eco
“Caro Omonimo... speriamo di non liberarci dai libri” è la citazione da un nostro fortunato articolo pubblicato su Umberto Eco. Tra i clienti illustri della Libreria, infatti, a Croce si è oggi sostituito l’autore de Il nome della rosa, con il quale l’Omonimo Pregliasco condivide la “piemontesità” e l’amore per i libri rari, ingaggiando divertenti schermaglie tra il bibliografico e il ludico-linguistico. Il Professore fu molto divertito dal neologismo “omotrico”, coniato quando si era lasciato ricrescere la barba. Conserviamo gelosamente le lettere, ancora scritte a mano, che in alcune occasioni contenevano le segnalazioni di inesattezze contenute nei nostri cataloghi, o le rimostranze perché il libro che ricercava era già stato venduto ad altri. Negli anni Eco si è rivolto spesso a noi, alla ricerca di edizioni d’epoca su una grande varietà di argomenti. Ne è nato un rapporto quasi di amicizia, suggellato da scambi reciproci di consigli – la sua conoscenza di bibliografie, e di prezzi, è fenomenale – di sensazioni e di cultura, ancor prima che di merce e di denaro. È inutile dire che sarebbe un sogno ritrovare un manoscritto del perduto secondo libro della Poetica di Aristotele, quello sul ridere, causa degli omicidi di Jorge e dell’incendio della biblioteca, tuttora teatro dei più atroci incubi di ogni libraio antiquario. Ci siamo spesso domandati se nei romanzi di Eco nasca prima l’uovo o la gallina, ovvero se sia l’ispirazione a guidare la collezione dei libri, o se sia proprio il possesso di certi testi ad ispirare la sua scrittura; ma è indubbio che la stesura di tutti i suoi romanzi è supportata da una approfondita consultazione delle edizioni antiche. In ogni caso mai si è riusciti ad indovinare l’esatto tema dei romanzi cui Eco stava ponendo mano. Per fortuna ha l’abitudine di farci dono dei propri saggi o romanzi – come recentemente Il Cimitero di Praga – accompagnato dalla dedica “così capisce perché cercavo con insistenza quel genere di libri…”. Ci permettiamo quindi di pubblicare con piacere alcune delle confidenze ricevute da Eco sul collezionismo librario: “Certo ci sono bibliofili che collezionano a soggetto e persino leggono i libri che accumulano. Ma per leggere tanti libri basta essere topo di biblioteca. Il bibliofilo, invece, anche se attento al contenuto, vuole l'oggetto, e che possibilmente sia il primo uscito dai torchi dello stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali - avuto un libro intonso - non ne tagliano le pagine per non violare l'oggetto che hanno conquistato: tagliare le pagine al libro raro sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo. “Naturalmente il bibliofilo, anche chi colleziona libri contemporanei, è esposto all'insidia del conoscente che entra in casa, vede tutti quegli scaffali, e pronuncia: "Quanti libri! Li ha letti tutti?" L'esperienza quotidiana ci dice che questa domanda viene fatta anche da persone dal quoziente intellettivo più che soddisfacente. Di fronte a questo oltraggio esistono, a mia scienza, tre risposte standard. La prima blocca il visitatore e interrompe ogni rapporto, ed è: “Non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?" Essa però gratifica l'importuno solleticando il suo senso di superiorità e non vedo perché si debba rendergli questo favore. La seconda risposta piomba l'importuno in uno stato d'inferiorità, e suona: “Di più, signore, molti di più!”. La terza è una variazione della seconda e la uso quando voglio che il visitatore cada in preda a doloroso stupore. “No - gli dico - quelli che ho già letto li tengo all'università, questi sono quelli che debbo leggere entro la settimana prossima”. Visto che la mia biblioteca conta cinquantamila volumi, l'infelice cerca soltanto di anticipare il momento del commiato, adducendo improvvisi impegni. Quello che l'infelice non sa è che la biblioteca non è solo il luogo della tua memoria, dove conservi quel che hai letto, ma il luogo della memoria universale, dove un giorno, nel momento fatale, potrai trovare quello che altri hanno letto prima di te. È un repositorio dove al limite tutto si confonde e genera una vertigine, un cocktail della memoria dotta.