La tradizione nell’innovazione
Benché il pedigree della libreria affondi nella tradizione e risalga ai primi del Novecento, l’avvicendarsi delle generazioni ha aggiunto motivi di innovazione e modernità agli stilemi della professione, in un virtuoso equilibrio tra il vecchio e il nuovo. Felici testimoni di questo connubio furono quattro cataloghi, ognuno singolare a proprio modo. A choice of 100 books fu pubblicato nel 1992, solo in lingua inglese, con un’impaginazione innovativa che presentava una sola scheda per pagina, accompagnata da un’illustrazione. Nel 1998 Elena Vanossi curò Un secolo prima del Cd-Rom (Cat. n. 75), originale celebrazione, sul finire del secondo millennio, dei libri del Novecento italiano impressi con il torchio a mano, e di quei personaggi, tipografi per lo più per passione o per diletto, che, senza un preciso fine di lucro, imprimevano in pochi esemplari volumi da loro interamente concepiti, realizzati e venduti, spesso con difficoltà. Si volle aggiungere una prefazione dedicata ad ognuno degli editori, e dare un titolo che sottolineasse la grande distanza, non solo temporale, tra la quasi perduta arte artigianale della stampa e il futuro della lettura su supporto digitale, malgrado all’epoca non si immaginasse neppure l’avvento dell’e-book. Recita una nota della prefazione: “Questo catalogo, per certi versi inusuale nell’ottuagenaria produzione della nostra Libreria, per tradizione più indirizzata verso il libro antico, ma sempre attenta alle nuove tendenze culturali e di mercato, è stato realizzato per lo più la sera e nei giorni festivi, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per sentimentale omaggio agli stampatori privati, e soprattutto a Franco Riva, il quale imprimeva le sue ‘Editiones Dominicae’ proprio nell’unico giorno libero da impegni di lavoro”. Questa corrispondenza d’amorosi sensi con Riva e Mardersteig, Tallone e Fogola, Ratta e Scheiwiller, rappresenta in un certo senso una sfida all’era digitale, nella convinzione che la “memoria vegetale” della carta non potrà mai essere soppiantata dalla “memoria minerale” registrata sul silicio dei chip. Perché il piacere del libro in quanto oggetto è capace di interessare gli altri sensi dell’uomo, oltre che la sua mente e la sua la vista: il tatto – la rilegatura e le pagine – l’odorato – il profumo della pelle, dei fogli, dell’inchiostro – l’udito – ogni carta “canta” o “scrocchia” con diverse tonalità e fragranze.